Il senso del tempo

In primis da quando sono madre, ma anche da artigiana, ho avuto modo di realizzare sempre più concretamente il valore del tempo.

Le cose migliori necessitano di molto tempo. Alcuni esempi?

In ambito culinario, il ragù necessita di almeno 3 ore di cottura, inutile cercare di velocizzare il processo, pena un gusto non paragonabile. Il parmigiano reggiano, l’aceto balsamico, e tanti altri prodotti migliorano col tempo. (si vede che sono di Bologna, eh?) Il pane? se si produce con il lievito madre (come faccio io), ha bisogno tra lievitazione e lavorazione un giorno circa…. al contrario dei prodotti da supermercato con lieviti chimici, dannosi e poco gustosi.

In ambito umano basti pensare che per fare un bambino occorrono 40 settimane (oltre al fatto che non sempre una nuova vita arriva quando la si cerca, possono passare anni). I bambini nati prematuramente hanno purtroppo spesso gravi problemi, perchè il loro tempo non era ancora giunto, ogni giorno della gestazione serve a permettere uno sviluppo completo. E nelle relazioni solo gli anni permettono una conoscenza profonda di chi ci sta accanto.

Anche la Bibbia è piena di storie sul valore del tempo: nonostante ci sia concessa una vita tutto sommato breve, che può finire in qualsiasi momento, è fondamentale utilizzare ogni istante con perizia, al fine di raggiungere il nostro scopo ultimo, il Paradiso. Pensiamo ai 30 anni che Gesù trascorse nel nascondimento della vita quotidiana, dei decenni che Elisabetta e Zaccaria, come anche Abramo, dovettero aspettare per essere esauditi nel mettere al mondo un figlio. Come anche santa Monica, che dedicò tutta la sua vita alla conversione del marito (che avvenne in punto di morte), e di uno dei suoi figli (il grandissimo s, Agostino).

Insomma, al contrario della mentalità odierna, del tutto e subito, delle scorciatoie e del multi-tasking… la realtà è quella dello scorrere del tempo, della ciclicità delle stagioni, e la vera saggezza è quella antica, frutto di decenni, secoli di esperienza. E’ vero che, oggigiorno, è difficile trovare tempo per tutto, presi come siamo dai tantissimi impegni che ci fanno correre da una parte all’altra. Ma è anche vero che spesso siamo noi stessi a sommergerci di piccole cose, perdendo di vista quelle più importanti. Se davvero lo volessimo, tempo per una cosa che ci sta a cuore si troverebbe sempre.

Anche nella mia attività cerco, per quanto possibile, di utilizzare tecniche e metodi antichi. Un esempio? Una collana o un rosario all’uncinetto richiedono ore di lavorazione, ma il risultato non è paragonabile agli articoli industriali simili (l’uncinetto, al contrario della maglia, non è realizzabile con nessuna macchina automatica). Le mie rose di carta sono tagliate e piegate a mano; sicuramente potrei realizzarne in quantità maggiore utilizzando una pressa e una forma, ma il risultato non sarebbe unico, originale, irripetibile. Un pannolino lavabile, realizzato interamente a mano (dal taglio al confezionamento) richiede circa 4 ore di lavoro, decisamente diverso rispetto a un usa-e-getta.

Belle queste perline lavorate di appena 3cm di diametro? Serve più di un’ora per realizzarne una.

Prima quindi di stupirsi dei miei tempi d’attesa, talvolta lunghi, o del costo degli oggetti artigianali, decisamente superiori agli articoli commerciali, bisognerebbe invece ricordarsi che per ottenere una cosa bella occorre tempo, pazienza, dedizione. Ma ne vale la pena.

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Sarà che vengo dalla Bassa, ma le parole di Guareschi mi ricordano sempre questa verità:

“Non si può fare un paragone tra un fiume e una strada perché le strade appartengono alla storia e i fiumi alla geografia.

E con questo? La storia non la fanno gli uomini: gli uomini subiscono la storia come subiscono la geografia. E la storia, del resto, è in funzione della geografia.

Gli uomini cercano di correggere la geografia bucando le montagne e deviando i fiumi e, così facendo, si illudono dì dare un corso diverso alla storia, ma non modificano un bel niente, perché, un bel giorno, tutto andrà a catafascio. E le acque ingoieranno i ponti, e romperanno le dighe, e riempiranno le miniere; crolleranno le case e i palazzi e le catapecchie, e l’erba crescerà sulle macerie e tutto ritornerà terra.

E i superstiti dovranno lottare a colpi di sasso con le bestie, e ricomincerà la storia. La solita storia. Poi, dopo tremila anni, scopriranno, sepolto sotto quaranta metri di fango, un rubinetto dell’acqua potabile e un tornio della Breda di Sesto San Giovanni e diranno: «Guarda che roba!».

E si daranno da fare per organizzare le stesse stupidaggini dei lontani antenati. Perché gli uomini sono delle disgraziate creature condannate al progresso, il quale progresso porta irrimediabilmente a sostituire il vecchio Padreterno con le nuovissime formule chimiche. E così, alla fine, il vecchio Padreterno si secca, sposta di un decimo di millimetro l’ultima falange del mignolo della mano sinistra e tutto il mondo va all’aria.”

da Giovannino Guareschi, Tutto Don Camillo. Mondo piccolo, I, BUR, Milano, 2008, p. 6

p.s. probabilmente i miei ragionamenti vi sembreranno ovvi, banali….ma ci ho messo 28 anni per farli!